Sono stare recepite le Direttive UE specifiche che aggiornano gli allegati XLII (elenco sostanze, miscele e processi) e XLIII (valori limite di esposizione professionale) del D. Lgs. 81/2008 in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro.
Nelle nuove liste è stata inserita tra le sostanze cancerogene l’olio minerale precedentemente usato nei motori a combustione interna.
Purché l’olio motore può essere cancerogeno?
In effetti durante l’uso, la composizione dell’olio cambia a causa delle alte temperature e sollecitazioni meccaniche. Nitrazione, cracking dei polimeri, ossidazione e decomposizione di composti all’interno dell’olio si verificano durante l’uso. Inoltre, efficienza del motore, frequenza di cambio dell’olio e chilometraggio del veicolo può influenzare la composizione degli oli usati.
È un problema limitato alle automobili?
Tali oli sono utilizzati principalmente nei motori di automobili e motocicli, motori diesel su rotaia, motori “marine”, motori aeronautici, ma sono utilizzati anche nei motori delle macchine portatili comprese motoseghe e tosaerba. È logico che la composizione chimica degli oli motore varia a seconda delle esigenze dei diversi motori e condizioni operative. I progressi nei processi di raffinazione del petrolio hanno ridotto i livelli di impurità ma non eliminati del tutto.
Il manutentore della nostra auto sta rischiando la vita per sostituirci l’olio?
Teoricamente sì. Tenuto conto però che la principale via di esposizione deriva dal contatto con la pelle, sarà sufficiente applicare le migliori pratiche di lavoro e di equipaggiamento personale (DPI) per controllare il rischio. Oltre a ciò sarà logicamente necessario effettuare specifica informazione e formazione dei lavoratori al fine di renderli edotti del rischio.